“Quando di un antico passato non sussiste niente, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, soli, più fragili ma più intensi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, gli odori restano ancora a lungo, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sulla rovina di tutto il resto, a reggere, senza piegarsi, sulla loro gocciolina quasi impalpabile, l’immenso edificio del ricordo.” cit. Marcel Proust
Nonostante la struttura del sistema olfattivo sia abbastanza semplice, molecole simili riescono a produrre odori differenti e molecole diverse hanno lo stesso odore. Ma come è possibile? Qualcosa influenza la nostra percezione degli odori?
Esistono diversi studi che indirizzano a diverse ipotesi e, anche se ancora molto deve essere scoperto e dimostrato, credo siano interessanti spunti di riflessione…
L’evoluzione decide quale odore…
Un analisi del Dott. Alfredo Fontanini, professore al Dipartimento di neurobiologia e comportamento alla Stony Brook University nello stato di New York, rivela l’importanza nell’olfatto del valore “edonico”. Questo perché diamo una connotazione positiva o negativa a profumi e odori che nasce da un legame emotivo e che potrebbe essere strettamente legato alla stessa sopravvivenza umana.
L’evoluzione della nostra specie ci ha permesso, infatti, di classificare i vari odori secondo due gruppi: quelli che segnalano un pericolo e quelli gradevoli come cibo e sesso. Perciò il nostro naso separa gli odori secondo ciò che è gradevole e ciò che non lo è, può capitare per questo che alcuni odori appartenenti alla stessa categoria appaiono simili.
Recettori altamente specializzati
Come spiegavo QUI, e supportato da alcuni studi come quello guidato da Noam Sobel, del Weizmann Institute of Science (Israele), ipotizza che l’epitelio olfattivo, situato nella parte superiore della cavità nasale, sia suddiviso in zone precise in cui si percepirebbero solo determinati odori.
Questo eliminerebbe dall’equazione il valore personale data dalle proprie esperienze emotive e dai propri ricordi.
Molti studiosi non sono d’accordo e il fatto che stessi odori suscitino reazioni emotive e fisiologiche diverse nelle persone mi porterebbe ad avvallare l’obiezione fatta.
L’odore dipende dal contesto
Uno studio, riportato dalla rivista Neuron, ha osservato come la percezione soggettiva degli odori differisca a seconda dell’informazione offerta prima dell’esperienza olfattiva.
Il risultato, quindi, sembra il frutto sia delle nostre aspettative (pensiamo ad esempio alla vista di una bellissima torta al cioccolato decorata con panna!) e al contesto in cui quell’aroma viene collocato.
Per dimostrare quest’ipotesi, alcuni ricercatori hanno fatto annusare un odore acido a due gruppi: in uno indicato come “formaggio” e nell’altro come “odore corporeo” (un terzo gruppo di controllo annusava solo aria pura). Grazie ad una risonanza magnetica funzionale, si è potuto constatare come l’area cerebrale attivata era più ampia nel primo gruppo rispetto al secondo… L’etichetta “odore corporeo” può aver influenzato e “tappato il naso al cervello”?
Quindi come funziona?
In definitiva, credo che la risposta sia da ritrovarsi in un mix di tutte queste possibilità: predisposizione genetica, background culturale, aspettative e contesto, esperienze di vita personali concorrono a creare la nostra personale hits gli odori graditi o meno. Ancora molto c’è da scoprire e dimostrare sul misterioso mondo degli odori….
Quando penso ad odori, aromi e profumi, mi rendo conto di quanto siano importanti nella mia vita e nel mio lavoro. Ma in particolare penso a quanto siano potenti evocatori di ricordi d’infanzia… Infatti noi possediamo anche una memoria olfattiva… Ma di questo, ne parleremo la prossima volta!
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