Oggi, per il Calendario del Cibo Italiano AIFB ha inizio la Settimana di Commemorazione dei Defunti e le nostre Alessandra e Susanna saranno le Ambasciatrici che ci racconteranno storie e origini di questo importante periodo dell’anno. Io ho cercato di dare il mio umile contributo con qualcosa di “piemontese” ovviamente. Buona lettura!
Per il rito romano, quando il 2 Novembre cade di domenica, il giorno dei morti si festeggerebbe 3 Novembre… Lo sapevate? La commemorazione dei defunti è una tradizione legata alla Chiesa Cattolica ed è presente in molti paesi (Italia, America centrale, Filippine…). Un modo per celebrarla è proprio la preparazione di ricette tipiche come dolciumi e zuppe.
Nelle mie ricerche ho scoperto che esistono diversi tipi di zuppe e minestre tipicamente piemontesi: quella canavesana con verza e pancetta o la cistà astigiana che ha come protagonisti i ceci neri e le cotiche di maiale, oppure la zuppa del giorno dell’uccisione del maiale (un tripudio di maiale in cui si utilizza ogni sua parte come orecchie, lingua ecc… insieme a ceci e fagioli bianchi). Ma nel libro di Camillo Brero, “Ricettario di cucina piemontese”, ho scoperto questa versione e ho voluto proporvela. Una ricerca di tradizione come ricerca di identità, un piatto delle tue radici che ti ricorda chi sei, per non dimenticare mai. Le ricette della tradizione questo sono per me: un’inestimabile bagaglio di eredità transgenerazionale che tutti dovremmo tramandare come testimoni di storia, di vita, di valori.
“Na vòlta (quand che la gent as vorìa bin e as giutava sensa stëmesse darera a chi a comanda), na vòlta al di dij mòrtl a pròva gent a dasìa sufragi a j’anime dël purgateuri gavandje l’aptit ai pì pòver. Ant ël raminon butà an piassa as fasìa la mnestra dj’ànime: patate, faseuj, cossa, vèrdure dë Stagion, (còj, séner, finoj, caròte) e gust (siola, conserva’d tòmatiche). Al moment ëd giusta cotura as condìa con la cërfusa (condiment faìt con lard fondà con ij gust: baslicò, rosmarin, etc…). El raminon ancheuj as peul butesseant la cort sël feu’d bòsch përchè ant ëcà sël gas a perd so gust pì giust. A l’è na mnestra maravjosa: antlora a-j gavava la pì gròssa ai pòver: ancheuj, pensadje na frisa, a peul ëdcò educhè lä Spirit.”
Una volta (quando la gente si voleva bene e si aiutava senza nascondersi dietro a chi comanda), una volta, al giorno dei morti la povera gente ricordava le anime del purgatorio dando da mangiare a chi era più povera ancora. Nel gran pentolone, sulla piazza, si preparava la minestra delle anime: patate, fagioli, zucca, verdure di stagione (cavoli, sedani, finocchi, cardi)con i gusti (cipolla, conserva di pomodoro) e le costine di maiale. Quando il tutto raggiungeva la giusta cottura, si condiva con la “cërfusa” (un condimento fatto con il lardo, basilico, rosmarino e altri gusti). Il pentolone oggi si può mettere in cortile sul fuoco di legna, non in casa sul gas perché perde il suo sapore. È una minestra meravigliosa: ai suoi tempi sfamava la povera gente, oggi , se ci pensiamo un po’ può servire per educare lo spirito.
Nella mia versione ho realizzato la minestra con: cipolla, salsa di pomodoro, fagioli cannellini, patate, zucca, zucchine, sedano e finocchi, insaporita con lardo, basilico e rosmarino… Purtroppo non avevo le costine o un cortile dove cucinare, ma ho optato per una pentola in terracotta dove cuocere con lenta dolcezza una minestra che riscalda il cuore.
Foto di Irene Prandi
6 Comments
Ben preparata e di ottimo gusto, complimenti.
Grazie per l’interesse e i complimenti 🙂 Provala e dimmi com’è!
che delizia e quante tradizioni da scoprire in queste commemorazioni dei defunti.
dici bene “una minestra che educa lo spirito e scalda il cuore”
Grazie Cristina 🙂
Il nostro paese è fatto di tante tradizioni che convivono, alcune sono pirtroppo quasi sconosciute, ed hanno carattere locale. L’abitudine di cucinare per le anime, distribuendo cibo ai più poveri, era diffusa in varie zone d’Italia. Questa tua minestra ne è un esempio. Grazie per la ricerca approfondita che ti ha permesso di regalarci questo prezioso contributo. (Ambasciatrici della Settimana siamo io per la parte storica ed introduttiva ed Alessandra per la realizzazione delle fave dei morti)
Grazie a te Susanna e scusami ma quando mi sono segnata e ho preparato l’articolo risultava solo il nome di Alessandra. Il tuo mi era sfuggito, sorry 🙂