Tra i migliori 20 biscotti italiani, datato 1500, a pieno titolo uno dei simboli non solo della gastronomia piemontese ma bensì di tutt’Italia: i Camporelli
Vi presento i Biscotti di Novara: i Camporelli
Mi sembra ieri, quando sono arrivata per la prima volta in quella che sarebbe diventata una delle mie mete preferite del Piemonte. Ogni volta, mi sorprendo piena di curiosità ed emozione per ciò che scoprirò e assaggerò.
Dalla stazione, il passo è breve per il centro storico (aspetto da non sottovalutare per una possibile gita fuori porta!) e trovare il Biscottifico Camporelli non è poi così complicato… Basta seguirne il profumo!
Incontriamo Ambrogio Favola, quinta generazione a portare avanti questa tradizione. E’ incredibile pensare come un piccolo biscotto abbia resistito al tempo, alle guerre, alle crisi e al boom economico rimanendo fedele a se stesso, alla propria storia, alla propria identità.
In 150 anni, infatti, la semplice ricetta è rimasta la stessa: farina, uova, miele una volta, ora zucchero.
Le monache novaresi nel XVI secolo cucinavano questi biscotti come regalo per il Clero, in particolare per la Pasqua. Avevano scoperto il trucco per conservarli anche per lungo tempo: la biscottatura.
Esatto, questi sono tra i pochi ad essere realmente bis – cotti, cioè cotti due volte. Con la prima cottura si cuoce il prodotto, mentre con la seconda si disidrata privandoli di tutta l’umidità.
A causa della chiusura dei conventi da parte di Napoleone, scompaiono per un po’ questi biscottini ma fanno la loro ricomparsa nell’800 ad opera di un farmacista. Per le sue caratteristiche di leggerezza e di genuinità, era considerato un ottimo prodotto energetico a basso contenuto calorico.
Si arriva poi al 1852, anno di nascita dell’Azienda, ed oggi come allora i valori e la passione rimangono immutati. Anche durante il boom economico, in cui una nota azienda propone un prodotto simile per la grande distribuzione. Si potrebbe pensare a pubblicità negativa, in realtà è stata di grande aiuto perché le persone hanno capito che i Camporelli hanno un’identità ed un sapore inimitabili.
Mi ha colpito apprendere come nel Dopoguerra i bambini andassero per “grattar via” le briciole rimaste attaccate alla carta paglia che si utilizzava per la cottura dei biscotti.
Per fortuna oggi, possiamo gustarli interi, in purezza o accompagnati con lo zabaglione, come spuntino o a strati in un tiramisù. Esiste anche un Triscotto che si rende particolare accompagnata al Gorgonzola, altro prodotto principe novarese… Ma questa è un’altra storia.
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