Lo gnomo mangione
“C’era una volta uno gnomo mangione
gustava gli gnocchi a colazione
A pranzo ed a cena
per digerire
mangiava castagne a non finire.”
Parlare di alimentazione del bambino lungo tutto il suo percorso evolutivo significa primariamente parlare di relazione affettiva madre – bambino. E’ infatti intorno allatto della nutrizione che si forma la prima relazione significativa del bambino che getta le basi per la formazione della sua autonomia, autostima e identità.
Con l’arrivo dello svezzamento avviene anche il distacco tra bimbo e mamma e quindi un conseguente cambiamento nei confronti del Mondo che lo circonda.
Un errore comune è quello di pensare di essere dei cattivi genitori se il bambino non mangia abbastanza o rifiuta il cibo. In alcuni adulti l’equivalenza cibo = affetto è così radicata da non rendersi conto che in realtà nel corso dello sviluppo il comportamento alimentare del proprio figlio è anch’esso in evoluzione ma, soprattutto, che esistono altri motivi.
CI SONO ANCH’IO IN QUESTO MONDO
Il rifiuto della pappa, se non esistono cause organiche (quindi prima rivolgersi sempre al pediatra di fiducia), spesso è un’opposizione messa in atto dal bambino per affermare se stesso. Ora, che dipende sempre meno dalla mamma, deve creare la sua identità come individuo unico e irripetibile. Inoltre, percependo ansia e frustrazione, si creerà un circolo vizioso per cui state sereni e non forzatelo fino allo sfinimento. Una strategia che potete utilizzare e dare alcune alternative ogni pasto e lasciare che il bambino scelga ciò che preferisce, ovviamente scelte idonee alla sua età! Anche la sensazione della fame e dalla sazietà si stanno formando. Molti studi americani dimostrano come i bambini sappiano autoregolarsi. Un errore diffuso verso i bambini inappetenti è quello di farli mangiare spesso fuori pasto. Oltre a predisporli ad obesità infantile, questo altera il senso della sazietà che lo farà arrivare ai pasti senza alcun senso di fame. Quindi rispettate i pasti consigliati dal pediatra.
FORMAZIONE DEI GUSTI ALIMENTARI
“Perché non lo mangia più?” oppure “Questo non gli piace proprio!”. In realtà, i gusti alimentari dei bambini sono in formazione e sono molto diversi dai nostri. Tenendo ovviamente conto dei cibi sconsigliati a seconda dell’età, lasciate sperimentare il bambino anche usando le mani. Se poi parliamo del periodo dai 2 ai tre anni è normale che rifiutino alcuni cibi o che non vogliano mangiare. E’ una fase (gli americani la definiscono “terrible two”), ma come ogni fase passa. Inoltre, se inserite man mano nuovi cibi (potete iniziare dai sei mesi gradualmente) non vi arrendete se la prima volta dovesse rifiutarlo. Non insistete e proponetelo almeno altre 10 volte prima di arrendervi… E se non funziona, mi sa che non gli piace davvero! Non c’è l’obbligo di mangiare proprio tutti gli alimenti esistenti.
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IL RUOLO DEL GENITORE
Sembra banale da dire, ma l’esempio che i genitori danno al bambino è fondamentale. Il vostro modo di approcciare il cibo sarà un modello cruciale che il bambino tenderà ad imitare. Quindi niente smorfie se si mangia verdura!! A parte gli scherzi, se il bambino vedrà e percepirà la serenità e l’appagamento del pasto anche lui sarà portato a vivere la stessa esperienza. Per questo è anche molto importante che il pasto sia un momento condiviso tutti insieme, sereno e allegro. Forse, all’inizio, ci saranno piatti buttati a terra, pasticci sul seggiolone e molti bavaglini da lavare ma, è il percorso conoscitivo necessario per creare una relazione sana con il cibo e quindi con se stessi.
Come già accennato QUI, raccontare una favola legata al cibo (ci sono molti libri da cui potete ispirarvi), esaltate le caratteristiche più interessanti per il bimbo… Tipo dire ad un bambino piccolo “Mangia che ti fa bene” non ha nessun significato per lui. Piuttosto se è il periodo della scoperta dei colori, esaltate quelli “Guarda che bel mandarino… Hai visto com’è arancione!”.
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